Il “manifesto” col quale i Probi pionieri di Rochdale costituirono le
loro società è la “magna charta” con la quale la cooperazione traccia la sua
vita, e firma le grandi linee del suo programma. Con il manifesto di
Rochdale la cooperazione apre nella storia l’era della sua missione e si
afferma, per la parola di umili, ma illuminati apostoli ed inconsapevoli
profeti, in tutta la sua portata economica e politica, il principio
cooperativo.

Pertini S., La CooperazioneTesi di Laurea. Edizione a cura di Sebastiano Tringali, Genova, AMES, 2013.

In epoca di crisi della partecipazione politica (non di altri esperienze civiche – qui) e di affaticamento dei sistemi democratici è utile riflettere su uno dei fenomeni di autoorganizzazione di maggior successo al mondo: la cooperazione, nata dal mettersi insieme per rispondere a impellenti bisogni comuni.

Il 15 agosto del 1844 nasceva in Inghilterra in un sobborgo di Manchester- la “Rochdale Equitable Pioneers Society” cooperativa cui si fa risalire la nascita del movimento cooperativo moderno.

«La società ha per scopo di realizzare benefici pecuniari e di migliorare la
condizione domestica e sociale dei suoi membri, raccogliendo un capitale,
diviso in azioni da una sterlina, e sufficiente per attuare il seguente piano:

  • aprire un magazzino per la vendita di derrate alimentari, indumenti, ecc.;
  • acquistare e costruire case per quei soci che desiderano aiutarsi
    mutualmente per elevare il regime della loro vita domestica e sociale;
  • intraprendere la pubblicazione di quegli articoli, che la Società
    giudicherà conveniente di produrre per offrire lavoro ai soci in
    sciopero e colpiti da riduzioni continue di salario;
  • acquistare e affittare terreni da coltivare dai soci disoccupati o i cui
    salari sono insufficienti.
    Non appena sarà possibile, la Società procederà all’organizzazione
    della produzione, della distribuzione e della educazione, nel suo seno e
    coi propri mezzi, o, in altri termini, essa si costituirà in comunità
    autonoma (self-supporting), nella quale tutti gli interessi saranno
    solidarizzati ed essa stessa verrà in aiuto a quelle altre società che
    vorranno fondare simili comunità».

Così si legge nello scopo sociale della cooperativa e risulta chiaro che l’apertura del magazzino, che ne sarà il fatto più noto e caratterizzante, è solo un primo passo di una cooperazione pensata come “integrale” ed al servizio della comunità1.

Non voglio ripercorrerne la storia, altri più autorevolmente di me lo hanno fatto (ascolta qui il podcast di Tito Menzani a Andrea Righetti2), ma guardare ai principi cooperativi, fondamentale lascito dei Probi Pionieri, al loro significato e attualità. Insomma partire dalla storia per guardare al futuro del movimento.

I Principi codificati dai 28 fondatori segnano un passaggio importante rispetto alle precedenti esperienze e, dopo alcune revisioni, sono giunti a noi sostanzialmente invariati.

Il sesto principio (vendita ed acquisti per contanti) è fondamentale punto di svolta rispetto alle esperienze precedenti, spesso destinate al fallimento per l’eccesso di crediti verso i soci o l’eccesso di debito nei confronti dei fornitori.

Non si era compreso un punto chiave che i Probi Pionieri colsero in tutta la sua centralità: il raggiungimento dello scopo sociale è possibile solo a condizione che la cooperativa sia impresa efficiente.

Per questo, a mio avviso e senza nulla voler togliere alle altre importanti innovazioni introdotte dai Probi Pionieri, è da qui che si data la nascita della cooperazione moderna, da questa consapevolezza iniziano infatti esperienze più solide e durature, capaci di cambiare il destino delle persone che le animano e delle loro comunità.

Il non semplice equilibrio tra la dimensione sociale e quella imprenditoriale è ancora oggi fonte di discussione tra i detrattori della forma cooperativa che, non accettando che vi sia una forma d’impresa in cui i mezzi di produzione siano di soci “utilizzatori” e non di meri detentori del capitale, vedono nel successo imprenditoriale una presunta deroga ai principi cooperativi. La verità è esattamente il contrario, infatti una cooperativa efficiente e competitiva sarà in grado di garantire al meglio ed in modo duraturo l’interesse dei soci e della comunità attraverso la realizzazione del proprio scopo sociale.

Sandro Pertini, da autentico riformista, nella tesi sulla cooperazione del 1924 (di cui nel blog ho scritto qui raccontando il viaggio attraverso l’Italia per la sua presentazione) ci dice in modo straordinariamente illuminato, ancor più se pensiamo alla temperie degli anni in cui la tesi fu scritta3, quale sia l’importanza della solidità imprenditoriale dell’esperienza cooperativa affermando che “è superfluo avvertire che se l’impresa cooperativa tende ad eliminare il capitalista non può far a meno del capitale“.

I principi hanno tutti coerenza tra loro, arbitrariamente e per semplicità sottolineerò solo alcune correlazioni e non altre.

Il terzo principio (ripartizione degli utili in proporzione agli acquisti) e il quarto (interesse limitato sul capitale sociale) dialogano naturalmente con il secondo (controllo democratico). Il terzo introduce infatti l’istituto del ristorno, ovvero la partecipazione agli utili della cooperativa sulla base dell’apporto che ad essa si è dato in termini di partecipazione agli acquisti o alla produzione a seconda della tipologia di cooperativa. Quindi, diremmo oggi, la partecipazione all’utile avviene in proporzione allo scambio mutualistico e non al capitale posseduto e il quarto principio, riconosce la rivalutazione della quota sociale ma la limita. Questi due principi (per non usare il terribile “combinato disposto”) rafforzano il valore della persona rispetto al capitale posseduto e quindi il principio del controllo democratico.

I Probi Pionieri vollero rafforzare il controllo democratico introducendo il principio della neutralità politica e religiosa, affatto scontato in particolare per le differenze religiose che caratterizzavano il periodo storico.

Seppero mettere al centro la persona e anticiparono conquiste politiche e sociali che sarebbero divenute universali solo molto tempo dopo è questo il caso del il voto alle donne; Eliza Brierly nel 1846 fu la prima socia ed esercitò in cooperativa il diritto di voto che in sede politica verrà riconosciuto alle donne inglesi solo ottantadue anni dopo.

Questo primato resta inciso nel DNA della cooperazione e le conferisce una maggiore responsabilità nella lotta per l’affermarsi della parità di genere nelle imprese (non solo cooperative) e nella società. Per questo la Commissione Pari Opportunità di Legacoop Nazionale e Coopfond hanno promosso CoopstartupHER, un bando ed un percorso di formazione ed accelerazione per nuove cooperative al femminile.

Nel 1907 fu introdotto il “salario minimo”, novant’anni prima che diventasse legge nel Regno Unito. Insomma sempre un passo avanti come spesso la cooperazione ha saputo fare e forse un po’ meno raccontare. Anche in questo i Probi Pionieri furono all’avanguardia nominando William Cooper (uno dei soci fondatori) loro portavoce. Cooper promosse il modello cooperativo come strumento per l’emancipazione della classe operaia e tenne contatti con i cooperatori di tutto il mondo4.

Lo sviluppo della cultura cooperativa (settimo principio) risponde sia al tema democratico, avendo lo scopo di garantire una partecipazione consapevole, sia a quello più generale di promuovere l’emancipazione delle classi subalterne arricchendone gli strumenti culturali. Ben presto infatti i negozi ebbero sale di lettura così come oggi molte cooperative, di consumo e non, hanno sale soci in cui si svolgono molteplici e variegate attività sociali, mentre il movimento cooperativo continua ad investire in formazione per i soci e i lavoratori5.

I principi sono stati, nel tempo, rivisti dall’International Cooperative Alliance ma resta immutato il loro significato di fondo e la capacità di indicare il percorso che la cooperazione deve e può seguire per continuare a crescere e consentire l’emancipazione e la partecipazione alla vita sociale ed economica di chi diversamente non avrebbe la forza per farlo.

Il potenziale è enorme ed ha bisogno di continuo arricchimento del pensiero cooperativo6 e di sforzo di miglioramento. La strada per un mondo migliore e ricca di ostacoli ed errori ma anche di grandi successi e possibilità.

1A questo proposito Cécile Berranger, il place-making cooperativo: il caso Rochdale. In: Cooperative Bene Comune, Roma Tre.

2Il Podcast sui Probi Pionieri è parte di un progetto più ampio sull’impresa cooperativa, realizzato da Tito Menzani ed Andrea Righetti, con il contributo anche di Coopfond, che potrete trovare qui.

3La Tesi fu scritta e discussa da Sandro Pertini nel 1924, anno dell’omicidio di Giacomo Matteotti che il 3 gennaio 1925 verrà “rivendicato” da Mussolini in un discorso alla Camera dei Deputati che segnerà un drammatico passaggio di fase della dittatura fascista.

Nel 1921 a Livorno si era consumata la scissione del Partito Socialista con la fuoriuscita della frazione comunista che diede vita al Partito Comunista d’Italia e all’acutizzarsi delle divergenze ideologiche in seno alla sinistra italiana anche rispetto al giudizio da dare sulla cooperazione ed il suo ruolo.

4 La storia della cooperativa è magistralmente raccontata nel film The Rochdale Pioneers prodotto nel 2012 dalla Co-operative British Youth Film Accademy, con la regia di Adam Lee Hamilton e John Montegrande, è stato sottotitolato in italiano, su gentile concessione dei cooperatori Britannici, da Carlo la Marca per AMES – Associazione per la mutualità e l’economia sociale di Legacoop Liguria in occasione di un convegno promosso nel 2014 (qui). Il film, della durata di 56′, fornisce una realistica rappresentazione delle condizioni di vita, delle motivazioni, delle speranze che furono alla base di quell’esperimento che cambiò per sempre le relazioni tra venditori e acquirenti.

– Liz McIvor sul blog del Co-operative Heritage Trust ne ripercorre i tratti salienti in un pezzo che trovate qui.

– Sulla cooperazione e la comunicazione interessanti le riflessioni di Biljana Prijic su www.fondazionebarberini.it

5Per alcune delle esperienze formative si veda:

  • Fon.Coop – Fondo interprofessionale per la formazione continua;
  • 4Form – Ente Nazionale di Formazione di Legacoop;
  • Quadir – Scuola di Alta Formazione Cooperativa;
  • Scuola Coop
  • International Cooperative Alliance – Training

6Per chi volesse approfondire si veda Fondazione Barberini e i suoi Quaderni.