Esperienze e processi partecipativi raccontati dall’Associazione Italiana per la Partecipazione Pubblica.

L’indice di coesione sociale Ipsos, di cui ci riferisce Enzo Risso su Domani in edicola, ci dice che “il numero dei cittadini che in 27 nazioni avverte la debolezza e la fragilità del livello di coesione presente nel loro paese è quasi il doppio di quanti descrivono uno stato di positiva solidità”.

Dopo la crisi sanitaria non basterà un rammendo, ma sarà necessario costruire una più forte dimensione comunitaria, per restituire senso, efficacia, armonia al nostro agire. Obiettivi condivisi e sentiti come propri potranno essere perseguiti uscendo dalla sensazione d’impotenza che la stagione neoliberista ci ha lasciato in eredità.

Un esito affatto scontato come la fatica dei nostri processi decisionali, il crescere dell’effetto NIMBY e, fatto ancor più grave, il diffondersi delle democrature sta a testimoniare.

Questo “mestiere” in passato è stato svolto in modo utile dai partiti di massa, che al netto dei limiti della loro fase discendente che più sono rimasti impressi nella nostra memoria, sono stati a lungo parte viva della società. Capaci di un vero e proprio esercizio maieutico di costruzione di obiettivi largamente condivisi.

Tramontata questa esperienza storica si tratta ora di guardare, senza nostalgie, alla straordinaria ricchezza della nostra società (cooperazione, associazionismo, cittadinanza attiva e senso civico) e costruire nuovi modelli di partecipazione alla definizione di obiettivi e decisioni pubbliche.

Un percorso non semplice, ma entusiasmante e possibile di costruzione di pensiero, metodo, ricerca e sperimentazione che ci viene raccontato in Coltivare la Partecipazione, Esperienze e processi partecipativi raccontati da AIP2, a cura di Susan E. George e Chiara L. Pignaris, per le edizioni La Meridiana.

“Artigiani della partecipazione”, come si autodefiniscono, che ci accompagnano in una serie di racconti di esperienze suddivise per parti:

  • Beni Comuni
  • Sviluppo Territoriale
  • Conflitti Ambientali
  • Scuola Bene Comune
  • Il Futuro della Partecipazione

Il volume, ricco di riferimenti ed approfondimenti tecnici, attraverso i racconti costruisce un “manuale” coinvolgente ed empatico. Non nasconde le difficoltà e il molto lavoro da fare come quando ci dice che:

“nonostante le numerose esperienze di successo attivate nei nostri territori, l’approccio partecipativo nella definizione e attuazione delle politiche pubbliche per lo sviluppo locale non è ancora diventato metodo e prassi comune. Ancora troppo spesso la partecipazione è solo di facciata, non di qualità, non efficace e sostanziale.”

Nello stesso tempo però dimostra che

“i processi partecipativi, se ben progettati, condotti e facilitati, hanno un carattere generativo di dinamiche collaborative, di apprendimento, di co-responsabilizzazione, di nuove forme di organizzazione, di crescita di capitale sociale.”

Insomma si può fare e la lettura del libro, cui rimando, può essere un ottimo supporto per cittadini attivi, amministratori, operatori della cooperazione e del associazionismo che vogliono provare a lasciare il mondo un po’ migliore di come lo hanno trovato.

Alcuni approfondimenti:

Scuola di Partecipazione C.A.S.T. | Formez PA – Cittadini e Amministrazioni per lo Sviluppo dei Territori

Regolamento recante modalità di svolgimento, tipologie e soglie dimensionali delle opere sottoposte a dibattito pubblico.

Strategia Nazionale per lo Sviluppo Sostenibile

In questo blog:

Beni Comuni, la nuova frontiera della cittadinanza attiva.

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