Patti e contratti – La riscossa dei corpi intermedi edito in open access da Franco Angeli in collaborazione con i Consigli Regionali Unipol

Il volume edito in open access e scaricabile qui, di cui oggi vi propongo la lettura ci dice che collaborare e condividere fa bene allo sviluppo e alle persone.

Il metodo di condivisione adottato in Emilia Romagna con il Patto 2015-2020, rilanciato nel Patto per il Lavoro e il Clima 2020-2025, ha dato risultati sui principali pilastri dello sviluppo economico e sociale dimostrando che i processi partecipativi possono fare la differenza.

Nella mia esperienza, contrariamente al modello promosso con il Patto, la “partecipazione” è stata spesso solo di facciata, un pro forma tardivo che le istituzioni mettono in atto per l’approvazione di programmi e progetti top down che nulla hanno di vera condivisione e che spesso, troppo spesso, falliscono gli ambiziosi e magari condivisibili enunciati. Insomma il metodo può essere sostanza.

Agenda 2030 Goal 8

Sul piano dei fondamentali […] l’impostazione strategica ha dato risultati creando più lavoro e riducendo la disoccupazione in modo significativo dall’8,3% del 2014 al 5,9% del 2019” mettendo al centro il lavoro e la sua qualità, ricerca e sviluppo, valorizzazione del capitale umano, legalità. Certo non tutte le contraddizioni sono state superate o risolte ma i risultati sembrano essere sorprendenti non solo sulla disoccupazione ma anche sugli investimenti in ricerca e sviluppo, sull’incidenza dell’export come sulla lotta alla dispersione scolastica.

Non è un caso che le ricerche proposte siano state sostenute dai Consigli Regionali Unipol (un modello partecipativo, che ha le sue radici nella storia del Gruppo, nella sua matrice cooperativa e che ha anticipato di decenni l’impegno di molte altri grandi imprese nella relazione con gli stakeholder ed i territori) perché cuore di questo metodo é la relazione con i corpi intermedi, la loro valorizzazione e la loro capacità di rappresentare bisogni e traiettorie di sviluppo sostenibile. Una vera sfida per loro e per le istituzioni. Una sfida a fare tutti del proprio meglio per il bene comune.

Certo in questo successo non è secondaria la cultura di quel territorio che, non a caso, è culla del movimento cooperativo nazionale e mondiale. Infatti la diffusione della cooperazione vede in Emilia Romagna un’incidenza del 7,3% nella formazione del valore aggiunto, di molto superiore alla media nazionale del 4,8%. Il valore aggiunto, come ben sosteniamo, non dice tutto sulla qualità della vita, ma resta un indicatore importante e conferma quanto avevamo ricavato dal rapporto Symbola -Unioncamere del 2018 che certifica come le regioni con la maggiore presenza di imprese coesive (di cui le cooperative sono parte preponderante) sono quelle con tassi di sviluppo socio-economico più elevati.

Nella ricerca di un nuovo modello di sviluppo sostenibile anche da qui bisogna partire!

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