Abbiamo l’esigenza di raccontarci, di ricordare i nostri valori e la nostra storia, di spiegare chi siamo e cosa facciamo, e possibilmente di farlo in modo efficace. Non è un “vezzo”, ma è un modo per entrare in sintonia con la società. Non è solo “questione di marketing”, ma è la nostra capacità osmotica di entrare (oppure no) in relazione con la nostra comunità (persone, imprese, territorio). Non è nemmeno una “faccenda tecnica” (anche se poi la tecnica insieme alla strategia ci vengono in aiuto) ma piuttosto un fatto identitario: il linguaggio è come il nostro abito e la nostra capacità di raccontarsi diventa un elemento fondante del nostro essere.

Questo significa non essere autoreferenziali ed essere in grado di modificare il nostro linguaggio. Un’organizzazione che non modifica il proprio modo di comunicare per entrare in relazione con la società di cui fa parte non solo è un’organizzazione che non innova (tema già di per sé rischioso in un contesto in grande e continuo cambiamento) ma significa anche non essere inclusivi. E la cooperazione per definizione è e deve essere aperta ed inclusiva.

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Una manifestazione con la cooperativa Il Cesto

Poi ovviamente ci vengono in aiuto sia la strategia che la tecnica. Ormai da qualche anno, come Legacoop Liguria  abbiamo attivato un piano strategico di comunicazione, potenziato alcuni strumenti di comunicazione (basti vedere l’aggiornamento continuo del portale web e la straordinaria attività di comunicazione che facciamo sui social), abbiamo rafforzato le relazioni con media e stakeholder del territorio, lavoriamo costantemente alla costruzione di network e nuove positive relazioni, organizziamo iniziative formative e informative su diversi temi e verso diversi “pubblici”.

Comunicare – infine – significa anche essere trasparenti, ovvero sapersi e volersi raccontare per quello che si è. Senza paura e senza nascondersi.