Cambiare le cose per un orizzonte di sviluppo sostenibile che sappia guardare al futuro con ottimismo e responsabilità e la consapevolezza che non puoi farlo da solo. Sono queste le ragioni cui risponde Alkimie un’associazione che con alcun* amic* abbiamo fondato proprio in questi giorni, per occuparci di sviluppo locale e processi partecipativi.
Penso esista un rapporto diretto tra la crisi dei partiti italiani, che con Tangentopoli ebbe la sua deflagrazione e culmine, il degrado del dibattito pubblico e il declino che il Paese sta attraversando dagli anni novanta del secolo scorso.
Il ricorso (necessario) alle rinnovabili non sarà sufficiente a mitigare il devastante impatto sull’ecosistema di due secoli di industrializzazione. Infatti il consumo energetico, principale responsabile dell’innalzamento dei livelli di anidride carbonica che causa il riscaldamento globale, continua a crescere. La soluzione, possibile anche se non priva di difficoltà, è combinare la riduzione di emissioni con la cattura e il riutilizzo di CO2.
“I processi partecipativi, se ben progettati, condotti e facilitati, hanno un carattere generativo di dinamiche collaborative, di apprendimento, di co-responsabilizzazione, di nuove forme di organizzazione, di crescita di capitale sociale.”
Il metodo di condivisione adottato in Emilia Romagna con il Patto 2015-2020, rilanciato nel Patto per il Lavoro e il Clima 2020-2025, ha dato risultati sui principali pilastri dello sviluppo economico e sociale dimostrando che i processi partecipativi possono fare la differenza.
Cresce anche in Italia il fenomeno dei cittadini, singoli o associati, che si organizzano per la gestione dei “beni comuni” dove i cittadini si riappropriano del potere e lo esercitano nel segno della responsabilità e dell’etica civile.