di Claudio Velardi

Il libro non c’è ancora perché la lunga chiacchierata fatta con Claudio mi aveva convinto che prima fosse necessario riprendere il viaggio, annotare nuovamente idee e studiare soluzioni, insomma rivolgere più chiaramente lo sguardo al futuro come Vi ho detto annunciando la nascita di Alkimie. Il libro sarebbe arrivato solo dopo, come tessere di un puzzle che va a comporsi con le esperienze messe in campo. Poi è arrivato questo pezzo, che non mi aspettavo, troppo generoso nei miei confronti ma mi ha emozionato e restituisce con maestria l’idea di un progetto. Penso sarà una lettura piacevole anche per voi. Il libro verrà. Grazie a Claudio e al fantastico gruppo!

Sarà che, ad una certa età, il passato comincia a farsi lungo e ingombrante e il futuro ineluttabilmente più breve e incalzante. O sarà – più banalmente – che da sempre mi appassiono come un bambino ad ogni novità che incrocio nella vita e non mi va di tornare più di tanto su quel che è stato (… mi viene in mente la splendida canzone di Fossati, ligure eccelso: “Ti sembra tutto visto tutto già fatto tutto quell’avvenire già avvenuto”…). Fatto sta che, quando Gianluigi mi ha parlato di un suo libro sulla campagna elettorale del 2018, di getto gli ho detto: “Ma lascia perdere, guardiamo avanti, parla di progetti nuovi…”. Lui mi ha rassicurato (“Certo che voglio parlare di futuro…”) ma puntualizzando – con la sua tipica, dolce fermezza – che non intendeva gettare al vento il patrimonio di progetti, relazioni e passioni accumulato in quel freddo e inclemente febbraio di tre anni fa.
Tre anni. Un sacco di tempo in condizioni normali. Un’eternità se consideriamo che nel frattempo l’umanità è stata squarciata da una pandemia che ha tolto la vita a milioni di esseri umani, azzerando il presente dei sopravvissuti, togliendo loro sicurezze, lavoro, socialità e affetti, e lasciando la scia di mille interrogativi sul futuro. Ma è un tempo enorme, quello trascorso, anche se consideriamo le convulsioni della politica italiana, sconvolta prima del virus da un inedito governo gialloverde, terremotata successivamente da un altrettanto inedito governo giallorosso, approdata infine ad un governo che più inedito non si può, guidato (per fortuna, a mio avviso) dall’italiano più rappresentativo e autorevole che ci sia.
A ben rifletterci, forse proprio la vicenda italiana di questi anni ci dice qualcosa delle buone, persistenti ragioni del libro di Gianluigi. La sua campagna del 2018 fu condotta battendo palmo a palmo tutti i 56 comuni (tutti) del collegio Liguria2-Savona, presentando puntigliosamente per ogni piccola o grande realtà del territorio un progetto, un’idea concreta per affrontare un problema economico, sociale, culturale, infrastrutturale: tutte elaborazioni che troverete qui riproposte. Fu innanzitutto un metodo di lavoro diverso e – forse – anche un po’ fuori tempo. La valanga populista in arrivo non prevedeva che si potessero discutere con serietà e sobrietà i problemi. Nelle occasioni pubbliche prevalevano le posizioni propagandistiche, i comizi. Molto spesso gli avversari non si facevano neppure vedere nei comuni del collegio; per loro lavoravano i talk show, le chiacchiere nei bar, i luoghi comuni che avanzavano, l’insofferenza diffusa nei confronti di argomentazioni pacate e concrete oltre che, in generale, della cosiddetta casta. Ma, giusta o sbagliata che fosse, Gianluigi non abbandonava mai la sua linea di condotta. A volte cercavamo di convincerlo ad essere – come dicono spesso banalmente i comunicatori – più empatico, meno serioso. Lui – giustamente – rispondeva “io sono me stesso”. E continuava a macinare chilometri su chilometri, incontrando persone vere, parlando di problemi veri, ascoltando, annotando, immaginando risposte e soluzioni. Il risultato delle elezioni non lo premiò. Così il candidato Granero combattè alla grande, ma non fu risparmiato dalla frana elettorale della sua coalizione.
Eppure, passati questi tre, fatidici anni, si può serenamente dire che ritroviamo in quello che sta succedendo tante delle buone ragioni di Gianluigi. E’ vero oppure no che, dopo l’orgia di chiacchiere demagogiche, di comunicazione urlata, di populismo all’ingrosso spalmato sulla vita nazionale, stiamo facendo qualche passo in direzione di una visione più assennata, pacata e ragionata della cosa pubblica? Sarà stato l’effetto straniante della pandemia o anche, più concretamente, la comunicazione sobria e misurata dell’attuale compagine governativa, e magari il fatto che siamo alla vigilia dei colossali impegni di spesa e investimenti che realizzeremo con il PNRR; sta di fatto che le cose concrete e misurabili, i progetti ben studiati e possibilmente realizzabili stanno, forse, tornando di moda, E allora può tornare di moda anche Gianluigi, con la sua serietà.
Che poi, intendiamoci, nessuno pensi che questa serietà sia una roba triste. Raramente ho visto, nella mia lunga esperienza di comunicatore, animatore o coordinatore di staff elettorali, una squadra così bella, efficiente, solidale, appassionata e gioiosa, come quella che ruotava intorno a Gianluigi. Un gruppo di donne e uomini che ancora oggi anima una chat sopravvissuta alle tormentate vicende politiche ed esistenziali della sinistra italiana, discutendo e cazzeggiando, in attesa di potersi tutti reincontrare quando torneremo liberi. Quando anche io affronterò con grande piacere la non agevole trasferta di Savona pur di stare a chiacchierare con l’allegra brigata, tra una trofia al pesto e una farinata di ceci (scusate ma sono vegetariano!).
Quindi, è certamente vero che il passato non torna, e ogni sguardo languido e nostalgico a ciò che è stato è sbagliato e fuorviante. Ma è altrettanto vero che del passato va fatto tesoro, per cercare di proiettare nel futuro aspirazioni, desideri, progetti. E’ questa sintesi che mi pare abbia intenzione di compiere Gianluigi Granero. Di questo dobbiamo essergli tutti grati, direi.

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Claudio Velardi

Nato a Napoli il 25 ottobre del 1954, sposato con due figli, giornalista professionista.
Ha svolto dagli anni ‘70 una lunga attività politica, prima da dirigente nazionale della FGCI, in seguito come responsabile culturale del PCI a Napoli e poi segretario regionale della Basilicata.
Dalla fine degli anni ‘80 lascia la politica attiva; si occupa prima di marketing editoriale all’Unità, poi è capufficio stampa del Gruppo del PDS alla Camera dei Deputati. Negli anni ’90 collabora a lungo con Massimo D’Alema, da capufficio stampa, creando ed organizzando il suo staff, e da consigliere politico durante l’esperienza di governo a Palazzo Chigi.

Per un breve periodo, nel 1994, è assessore alla Cultura al Comune di Napoli.
Dal 2000 si occupa a pieno tempo di comunicazione, fondando Reti, la prima società italiana di lobbying e public affairs, e introducendo in Italia la consulenza politica professionale, con Running, società di marketing politico ed elettorale.

Nel 2001 idea e crea “il Riformista”, di cui è editore e presidente del Cda.
Dal 2006 al 2015 è vice-presidente di PayperMoon, società di produzione cinematografica e tv.
Dal febbraio 2008 a giugno 2009 ricopre il ruolo di assessore al Turismo e ai Beni Culturali in Campania.
Nel 2009 sviluppa con Fabrizio Rondolino il blog di approfondimento politico www.thefrontpage.it. Nel 2013 crea la piattaforma web www.ilrottamatore.it

Nel 2016 promuove la Fondazione Ottimisti&Razionali (www.ottimistierazionali.it), che svolge ricerche in campo economico, sociale e culturale, con l’obiettivo di contrastare luoghi comuni, false informazioni e bias comunicativi.

Nel marzo del 2020 promuove la piattaforma web ilgiornodopo.com, che si occupa dei temi legati all’uscita dall’emergenza del Coronavirus.

E’ professore straordinario di Sociologia della Comunicazione presso la Link Campus University. Insegna a contratto comunicazione e lobbying presso la Luiss.

Ha scritto: “La città porosa” (1992), conversazioni su Napoli; “Communis patria” (1993), conversazioni su Roma; “L’anno che doveva cambiare l’Italia” (2007). Buchi Neri è il suo blog personale.