Ci sono momenti in cui riflettere sull’Europa smette di essere un esercizio accademico o un dovere politico, e diventa un’urgenza civile. È esattamente quello che ho provato partecipando all’iniziativa “Neomutualismo e Cooperazione per un’Europa Plurale”, organizzata da Legacoop Emilia-Romagna e Legacoop Produzione e Servizi, lo scorso 10 aprile al CIRFOOD District, avveniristico e bellissimo centro di ricerca nell’ambito del food.

La mattinata è stata aperta da Chiara Nasi, presidente di Cir Food che nelle vesti di “padrona di casa” ha concluso il suo intenso speech ricordandoci che: “il modello cooperativo non è più un’opzione ma una necessità e che quindi anche noi, per primi, dobbiamo essere protagonisti del nostro futuro!” Al suo saluto è seguito quello di Gianmaria Balducci, presidente di Legacoop Produzione e Servizi e di Cefla, che partendo dalle drammatiche trasformazioni demografiche si è soffermato sulla capacità del movimento cooperativo di superare le difficoltà attraverso l’unità e la attitudine, non sempre nota, di costruire grandi imprese capaci di competere ai massimi livelli.

Enrico Letta

Al centro della mattinata, la lectio di Enrico Letta. Con il suo stile sobrio ma visionario, Letta partendo dalla drammatica attualità ha saputo tenere insieme passato e futuro, offrendo una lettura lucida dell’Europa di oggi e una proposta concreta per quella di domani, nello stesso tempo riflettendo su come il mondo della cooperazione sta dentro questa grande e possibile sfida.

Vi consiglio di ascoltare il suo intervento che potete trovare 👉 qui, insieme a quelli dell’intera giornata.

Al centro della sua riflessione

1. Il nuovo grave contesto internazionale con rischi sociali, economici e per la democrazia e la necessità di riflettere su qual’è il paradigma per il futuro dell’Europa. Paradigma che porta all’urgenza di una sempre maggiore integrazione dell’Unione.

2. Una nuova idea di Mercato Unico più integrato, che ci renda più competitivi e che non sia solo spazio di scambio, ma anche luogo di solidarietà e integrazione sociale. Letta ha proposto l’introduzione di una “quinta libertà” accanto a quelle classiche del mercato: quella della conoscenza, che valorizzi ricerca, innovazione e formazione come leve di sviluppo condiviso.

Significativo l’esempio della possibilità di creare l’Unione Europea dell’Energia, attraverso cui passa la sicurezza energetica. Un mercato unico dell’energia reso possibile dal fatto che in Europa abbiamo tutte le fonti energetiche, ciò che mancano solo le interconnessioni perché “continuiamo ad avere la testa nazionale”. Non impossibile crearle!

3. La transizione verde e digitale non come obbligo, ma come grande opportunità per rilanciare l’industria europea e promuovere un nuovo patto intergenerazionale. Il futuro sostenibile si costruisce, secondo Letta, solo se si è capaci di mobilitare risorse pubbliche e private, rafforzando il ruolo strategico dell’Unione Europea.

4. L’Europa che include, non solo attraverso nuovi allargamenti, ma garantendo una “libertà di restare” per chi vive nelle aree interne e nei territori più fragili. Per Letta, il mercato unico deve servire le persone, non viceversa. E deve garantire diritti e coesione, non solo crescita.

A questa visione si è connesso con grande forza l’intervento di Daniele Montroni, presidente di Legacoop Emilia-Romagna, che ha richiamato la cooperazione come strumento imprescindibile per dare gambe a un’Europa più giusta e integrata. Montroni ha messo in evidenza come l’economia sociale sia oggi uno degli asset strategici per costruire un’Unione capace di affrontare le sfide globali: dalle disuguaglianze all’innovazione sostenibile, dalla rigenerazione urbana all’emergenza abitativa, dal welfare aziendale alla formazione permanente.

Daniele Montroni

La cooperazione è, a pieno titolo, dentro l’Europa che verrà. Non come accessorio, ma come pilastro. Come ha ricordato Montroni, le cooperative incarnano un equilibrio unico tra interesse individuale e risposta collettiva, tra efficienza d’impresa e impatto sociale. E in un mondo segnato da incertezza, polarizzazioni e nuove fragilità, questo modello d’impresa diventa più che mai attuale.

E proprio su questo terreno si è innestato il contributo di Andrea Laguardia, direttore di Legacoop Produzione e Servizi, che ha introdotto il panel sul neomutualismo mettendo in luce un aspetto cruciale: il movimento cooperativo è vivo perché è capace di cambiare forma senza perdere sostanza. Sempre più spesso, infatti, i principi cooperativi – partecipazione, mutualità, solidarietà, etica – si realizzano anche in imprese che formalmente non si definiscono “cooperative”. Non è una perdita di identità. È un’evoluzione necessaria per restare fedeli ai propri valori.

Simone Gamberini, Enrico Letta, Vincenzo Colla

Nel cuore della tavola rotonda, il contributo di Simone Gamberini, presidente di Legacoop Nazionale, ha rappresentato un momento di grande forza e chiarezza. La sua visione ha offerto una cornice concreta e ambiziosa per il futuro della cooperazione in Europa. Gamberini ha saputo rilanciare il senso politico e strategico del mutualismo: non un’eredità del passato, ma una risposta moderna e strutturata ai bisogni sociali ed economici del nostro tempo. Ha insistito sul fatto che la cooperazione non è alternativa al mercato, ma sua evoluzione democratica. Forte e potente l’esempio che ha fatto dei soci lavoratori delle nostre cooperative provenienti da paesi non democratici che, nell’eleggere i propri gruppi dirigenti e nell’attività partecipativa, ricoprendo in prima persona ruoli nella governance, scoprono ed imparano l’esercizio democratico.

A noi potrà suonare strano, ma alcuni nostri colleghi hanno votato per la prima volta in cooperativa. Gamberini ha poi parlato di “un nuovo patto mutualistico europeo” che metta insieme imprese, istituzioni e cittadini nella costruzione di un’economia sostenibile e solidale. Un’idea di economia sociale come perno di un nuovo modello di sviluppo e che quindi riguarda tutti, non solo coloro che agiscono nel suo alveo. Le sue parole hanno dato concretezza a un’idea di cooperazione capace di rigenerarsi, di attrarre giovani, di innovare modelli e di essere protagonista nella transizione ecologica e digitale.

All’interno di questo dialogo sulla trasformazione, ha avuto un ruolo importante l’intervento dell’Assessore Vincenzo Colla che, rappresentando il lavoro avviato dalla Regione, ha offerto una visione nitida su come le istituzioni possano accompagnare l’evoluzione dell’economia sociale. Colla ha ricordato con forza che “le cooperative non sono una parte della storia, ma una parte del futuro” e che l’Emilia-Romagna ha bisogno della cooperazione per affrontare le transizioni in corso. Ha parlato di innovazione sociale, di “giustizia generativa” e della necessità di “costruire un’economia dove il lavoro buono torni ad essere il centro del progetto democratico europeo”.

Con Barbara Lepri ed Enrico Letta al termine di una bella giornata

La forza del discorso di Letta non è stata solo nei contenuti, ma nella visione d’insieme: un’Europa che non si chiude, ma si amplia, che costruisce; che non si limita a gestire il presente, ma prova a scrivere il futuro. E in questo futuro, la cooperazione deve essere protagonista attiva, consapevole del proprio ruolo e della propria responsabilità.

Accanto ai protagonisti già citati, hanno arricchito l’evento con contributi preziosi e l’apporto della loro esperienza sul campo anche Adriana Zagarese, Luca Mazzali, Donato Montibello e Ilaria Vesentini, che ha moderato con competenza e sensibilità il confronto.

In sintesi? L’Europa di domani si gioca anche su queste scelte, sulla necessità impellente di una maggiore integrazione per cui la cooperazione si impegnerà. E se è vero che le grandi trasformazioni hanno bisogno di visione, allora momenti come questo ci ricordano che la cooperazione è ancora lo strumento più potente che abbiamo a disposizione per costruire futuro. E che il futuro può (e deve) avere al centro un’economia che mette prima le persone. Un’economia sociale, cooperativa, giusta. Proprio quella che, ogni giorno, tante realtà come la nostra si impegnano a costruire, nel silenzio operoso dei territori. Perché sì, la casa è illuminata da tante luci diverse. E la cooperazione, ieri come oggi, continua a essere una delle fonti di luce più affidabili.

👏 Voglio concludere con i doverosi complimenti a Barbara Lepri e a tutta la squadra che ha lavorato all’organizzazione di questa bella e utile giornata cooperativa in modo impeccabile 🔝.