IMG_0067Alcune riflessioni sull’esperienza della Scuola delle Cooperative di Comunità 2019 chiusasi a Cerreto Alpi il 5 e 6 aprile u.s.
Un’esperienza molto bella che spero vorrete e potrete provare nelle prossime edizioni.
La Scuola delle Cooperative di Comunità è narrazione, attraverso le testimonianze dirette di cooperatori, operatori sociali e amministratori pubblici, ma anche scuola di politica e di management, attraverso gli interventi di docenti e ricercatori; insomma un ibrido stimolate, motivante e utile per chi si avvicina alla cooperazione, ma anche per chi la pratica e la promuove. Un’occasione di approfondimento, di studio di un fenomeno da cui trarre spunto per l’azione quotidiana.
Legacoop Liguria era presente con la presentazione del progetto Me.Co. da parte della professoressa Nicoletta Buratti (il progetto sembra poter ottenere buoni risultati, ma certamente ha già un felice esito nell’impegno della professoressa Buratti e del dott. Albanese. Nell’auspicio che anche nell’Università di Genova si sviluppi una conoscenza e uno studio della cooperazione stabile e duraturo rinverdendo la tradizione che ha visto nella facoltà di Giurisprudenza di Genova studi approfonditi sul diritto cooperativo. Le premesse ci sono).
In questa edizione si è visto plasticamente, più che nelle edizioni precedenti, non solo tutto il potenziale d’innovazione sociale della cooperazione di comunità, ma anche il consolidarsi di progetti di successo che incrociano l’abitare, le piattaforme cooperative, la produzione e vendita di energia da rinnovabili, l’agricoltura di qualità, il turismo sostenibile. Insomma alcune delle più importanti filiere innovative con cui la cooperazione si sta misurando.
Il tutto all’interno di una forte valenza valoriale e di riferimento alle radici cooperative.
La scuola, promossa da Confcooperative e Legacoop e che ha nelle cooperative “Valle dei Cavalieri” e “Briganti di Cerreto” instancabili e stupendi animatori, apre una frontiera su  un fenomeno che penso potrà avere la portata innovativa che ha avuto la cooperazione sociale e che certamente incrocia energie giovani e meravigliose, informando i processi cooperativi più interessanti in molte regioni italiane.
Funzione trainante è svolta da Aiccon e Euricse nelle relazioni con docenti e ricercatori giovani e dinamici, nella costruzione e formazione di cultura cooperativa, nella costruzione di un nuovo pensiero cooperativo, insomma un’esperienza che va ben al di là del solo fatto, già di per se rilevante, della cooperazione di comunità incrociando tutta la portata innovativa che la cooperazione può avere nella ricucitura delle diseguaglianze e le fratture sociali, tecnologiche, economiche, territoriali.
Da questa esperienza traggo alcune indicazioni:
1) l’idea di lavorare con rafforzata convinzione sul tema dei beni comuni trova conferma della sua bontà nelle esperienze in atto;
2) penso sia utile riprendere e riformulare il progetto della Scuola delle Cooperative di Comunità per Amministratori e Funzionari pubblici che nella sua edizione sperimentale svolta in Liguria aveva dato buon esito e che può rappresentare un buon strumento per avviare nuova progettualità e azioni di sviluppo locale;
3) l’Italia è ricca di asset inutilizzati, potremmo dire dormienti, pensate alle bellezze naturali, ai tantissimi beni culturali anche minori, alle scuole chiuse, alle case cantoniere ed alle vecchie stazioni, solo per citarne alcuni, ma il patrimonio principale sono le persone con i loro saperi, la capacità di ricombinare fattori diversi per produrre innovazione sociale e sviluppo. Per questo le cooperative di comunità costituiscono una straordinaria frontiera per l’Italia che deve obbligatoriamente ricucire diseguaglianze e disparità se vuole ripartire e pensare un nuovo futuro.