A volte serve uscire dai grandi palcoscenici per ascoltare riflessioni profonde. È accaduto a Bagnacavallo, dove il 18 aprile – ospiti di Legacoop Romagna che ha organizzato una serie di iniziative per l’ottantesimo dalla sua rifondazione dopo il ventennio di oppressione fascista – ci siamo ritrovati per parlare di un tema che, più che attuale, è urgente: “Per una coesistenza pacifica. La collocazione dell’Europa nel nuovo ordine mondiale”.

Un titolo che è già una dichiarazione di responsabilità. Come direttore di Legacoop, ho avuto il privilegio di assistere e raccogliere impressioni, visioni, provocazioni. Il tutto nella splendida cornice del Palazzo Vecchio, con una partecipazione attenta e partecipe. Con questo articolo provo a raccontarvele.
Ospite centrale dell’incontro è stato Dario Fabbri, analista geopolitico e direttore della rivista Domino. Il suo intervento è stato il cuore dell’evento: denso, fluido, pieno di rimandi storici e tensione attuale.
Qui potete trovare la registrazione video dello speech di Fabbri e dell’intera giornata.
Ma andiamo con ordine!
I lavori sono stati aperti da Paolo Lucchi – Presidente di Legacoop Romagna – che citando Papa Francesco ci ha ricordato come:
“si può dire che oggi non viviamo un’epoca di cambiamento quanto un cambiamento d’epoca. Le situazioni che viviamo oggi pongono sfide nuove che per noi a volte sono persino difficili da comprendere”

e che le cooperative, i cooperatori i cittadini abbiano bisogno di nuovi strumenti culturali per comprendere e trovare nuove chiavi di lettura.
Ha quindi preso la parola Dario Fabbri, ricordando di essere fondatore di un approccio nuovo alla geopolitica: la Geopolitica Umana che fa oggetto della propria analisi le aggregazioni umane e non i leader, ritenuti prodotto della realtà che pensano di determinare.
Un approccio che mi pare possa ricordare, almeno nelle mie lontane reminiscenze scolastiche, il modo con cui Braudel invitava a guardare alla storia, non solo come una sequenza di eventi, ma anche come processo di lungo termine, in cui le strutture sociali giocano un ruolo fondamentale nella formazione e nel cambiamento della società.
“La geopolitica non può prescindere dalla storia” e dalla sua sottovalutazione discendono le difficoltà odierne ad interpretare la realtà e ad immaginare le traiettorie future – ha detto Fabbri – “perché è dalla memoria dei popoli, dalla loro visione di sé, che nascono le scelte, le paure, le ambizioni”. In tempi in cui la cronaca accelera e brucia ogni contesto, il suo invito è saper guardare le radici, non solo gli effetti.
La chiave di lettura proposta è quindi che Trump sia solo lo “straordinario” interprete del pensiero dominante dei cittadini statunitensi.
Gli Stati Uniti: un impero che reagisce con rabbia ai cambiamenti e alle pressioni che ricadono sui cittadini per il mantenimento dell’impero per cui vogliono essere risarciti. Il controllo militare ed essere il compratore di ultima istanza, per costruire il consenso e dipendenza negli altri, costano molto anche in termini psicologici.
Nel suo intervento quando ha usato dati è sempre stato molto incisivo, in particolare mi ha colpito quando ci ha ricordato che:
- attualmente gli Stati Uniti sono impegnati, direttamente o indirettamente, in otto conflitti e che la guerra tra i cittadini americani è una presenza costante (cosa a cui noi non siamo abituati);
- il 29% della popolazione americana e patologicamente depressa;
- nel 2024 oltre 150.000 americani sono morti per overdose da fentanil.

Il controllo del sistema (che Fabbri definisce manutenzione del sistema commerciale globale) ha, fin dall’Impero Romano, nel predominino militare sui mari un punto cardine infatti, “tutti gli stretti sono nella disponibilità della marina militare americana”.
“Tutto questo ha generato nella popolazione un grande senso di frustrazione. La guerra è psicologicamente assai debilitante, la popolazione é stanca e pensa di essere stata presa per il naso”.
Qui potete trovare un interessante articolo su Domino relativo ai mari la Nato e l’Italia e qui il video podcast di Fabbri per Feltrinelli: “Dobbiamo aspettarci la terza guerra mondiale?”
Fabbri ha quindi illustrato come gli Stati Uniti non siano in declino, ma attraversino una fase di rabbia geopolitica facendo collegamenti interessantissimi con la storia dell’impero romano, inglese e sovietico. “I dazi verso l’Europa – secondo la lettura che ci ha proposto – sono impulsivi, emotivi. Quelli verso la Cina sono tattici, calcolati” in una logica di contenimento. Due pesi, due misure: nel primo caso uno sfogo, nell’altro una strategia.
La Cina: potenza silenziosa, determinata, investe molto del suo surplus per compensare le diseguaglianze costa-entroterra. Diseguaglianze fortissime che nella storia sono sempre state fulcro di grandi sommovimenti compresa la rivoluzione di Mao. Questo è il punto debole su cui gli USA vogliono colpire attraverso i dazi, limitando il surplus si limita, infatti, la possibilità di questo grande paese di compensare i propri squilibri e quindi lo si indebolisce più complessivamente.
E l’Europa?
Fabbri è stato netto: l’Europa non è più il centro del mondo, ma può ancora giocare un ruolo ancorché marginale.
In questo contesto si inquadra anche la questione Ucraina, di cui ci ha fornito una lettura lungo una traiettoria di secoli e ha inquadrato in una “mania” di Trump di lungo periodo che, non da oggi, pensa sia utile e necessario recuperare un rapporto con una Russia oramai indebolita per non lasciarla all’influenza cinese.
Una tavola rotonda che lascia il segno
Al termine dello speech di Dario Fabbri ha preso il via la tavola rotonda cui hanno partecipato Simone Gamberini – Presidente di Legacoop Nazionale, Stefano Bonaccini – Parlamentare Europeo ed ex presidente della Regione ER e lo stesso Fabbri moderati da Valerio Baroncini – vice direttore Il Resto del Carlino e Luca Pavarotti – Presidente della cooperativa editrice de il Corriere di Romagna.
Stefano Bonaccini ha posto l’accento su quanto l’Europa possa e debba fare in termini di sempre maggiore integrazione economica e politica che passa attraverso riforme istituzionali che favorendo il principio di maggioranza ne consentano una positiva evoluzione.

Simone Gamberini, rispondendo alle domande, ha ripreso e rilanciato il ragionamento sul ruolo che l’Europa, con la sua evoluzione, può svolgere ed inquadrato quello che può e deve essere il ruolo della cooperazione in termini politici ed economici.
Ricordando la sua recente partecipazione all’assemblea dell’Internazional Cooperative Alliance a New Delhi e l’intervento di apertura del Presidente Narenda Modi ha sottolineato come il movimento cooperativo rappresenti il più grande movimento sociale ed economico organizzato al mondo, con oltre un miliardo di membri in ogni continente. Fondato su principi di mutualità, democrazia e solidarietà, principi chiave per la costruzione di un futuro di prosperità e di pace.
Da qui l’impegno per l’affermarsi dell’economia sociale come risorsa strategica che caratterizzi il sistema europeo, ne rappresenti l’anima – ha spiegato – perché valorizza i territori, le persone e la cooperazione. Un’idea di economia sociale come perno di un nuovo modello di sviluppo che riguarda tutti, non solo coloro che agiscono nel suo alveo. Le sue parole hanno reso chiaro l’orizzonte strategico di un movimento cooperativo che si pone l’ambizione di partecipare da protagonista alla costruzione di un nuovo modello di sviluppo europeo e globale.

Conclusione
Da Bagnacavallo non torno con risposte, ma con domande più chiare. E forse è proprio questo il senso profondo di un incontro così: non rassicurare, ma risvegliare.
In un mondo che cambia pelle sotto i nostri occhi, la pace – come ha ricordato più volte Fabbri – non è uno stato naturale, ma una costruzione collettiva. E se vogliamo davvero coesistere pacificamente, serve pensiero, serve visione, serve coraggio. Ma soprattutto: serve scegliere da che parte della storia vogliamo stare.
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Allego alcuni articoli di stampa sulla giornata ed uno di Carlo Cottarelli sul tema dazi che mi è parso interessante e coerente.
Se questo articolo è stato di Tuo interesse leggi anche: Neomutualismo, Europa e futuro: le parole che contano.



