🥾Cinque giorni immersi nel cuore selvaggio delle Alpi Liguri, tra panorami spettacolari, silenzi profondi e natura incontaminata. Con Luisa, dal 5 al 9 luglio, abbiamo fatto il “Giro del Marguareis”, un anello affascinante e non troppo impegnativo di 51 km, con oltre 3.100 metri di dislivello, attraverso alcuni dei luoghi più suggestivi del Parco Naturale del Marguareis.
1° giorno: Carnino Superiore – Rifugio Don Barbera (2.070 m.)

Distanza: 6,36 km. Dislivello positivo: 664 m. Tempo: 2,42 h. – i tempi riportati, anche di seguito, sono sempre comprensivi delle soste.
Il nostro Giro del Marguareis comincia da Carnino Superiore, piccola frazione di Briga Alta, in provincia di Cuneo. Un pugno di case in pietra ai margini del Parco Naturale del Marguareis, punto di partenza ideale per entrare nel cuore delle Alpi Liguri, un territorio ancora autentico, aspro, silenzioso.

Il sentiero inizia con dolcezza, ma si fa subito sentire: il dislivello è costante e progressivo. Dopo anni, mi ritrovo di nuovo con uno zaino da circa 10 chili sulle spalle – un ritorno non solo alla montagna, ma anche a un ritmo più lento, più essenziale.

Il percorso si snoda tra pascoli alpini, valloni incisi e formazioni carsiche spettacolari, un tratto distintivo di questa parte delle Alpi. Il paesaggio è già sorprendente fin dai primi passi: l’ambiente è vasto, aperto, quasi lunare in certi tratti, ma sempre vivo. Il profumo delle erbe alpine, le magnifiche distese di fiori, il suono dei ruscelli che scorrono tra le rocce, e qualche marmotta che fischia tra i sassi sono i compagni di viaggio ideali per rompere il silenzio.
La giornata è cominciata con un incontro inaspettato: poco prima di arrivare a Viozene, mentre eravamo ancora in auto, abbiamo avuto la fortuna di vedere due camosci, una femmina con il suo piccolo, attraversare la strada con calma regale. È stato un segno beneaugurante, una di quelle immagini che si imprimono nella memoria e ti ricordano perché ami andare in montagna.

Dopo circa 6,3 km e 664 metri di salita, ecco finalmente il Rifugio Don Barbera, dove eravamo già stati due anni fa percorrendo l’Alta Via del Sale da Limone a Upega in moto. Situato a quota 2.070 m. in una posizione straordinaria, al confine tra Liguria e Piemonte, il rifugio domina una conca verde circondata da creste e praterie d’alta quota. Arrivarci è stato emozionante: vederlo apparire in lontananza, mentre le nuvole si rincorrono nel cielo, è una piccola ricompensa dopo la fatica.

Nel pomeriggio è arrivata anche la pioggia, puntuale come un segnale d’inizio estate in montagna. Ma ormai siamo al riparo, accolti dalla calda atmosfera del rifugio e da un pasto semplice ma rigenerante. Fuori, solo silenzio e gocce che battono sul legno.
La prima tappa si chiude con la soddisfazione di essere partiti, di aver lasciato alle spalle la valle e di essere saliti un po’ più vicini al cielo. Domani ci aspetta la vetta del Marguareis: la montagna regina di queste terre. Ma per ora, ci godiamo la quiete e la bellezza di questo luogo.

2° giorno: Salita alla Punta Marguareis (2.651 m.)
Distanza (A/R): circa 6,4 km. Dislivello positivo: 576 m. Tempo: 3,42.
Dopo una notte tranquilla al Rifugio Don Barbera, ci siamo svegliati di buon’ora per affrontare una variante imperdibile del giro: la salita alla Cima del Marguareis, la vetta più alta delle Alpi Liguri.

Abbiamo scelto di salire per la cosiddetta “diretta”, un sentiero più ripido e fisico, e di scendere invece per la via “normale”, leggermente più lunga ma più dolce. Un anello che ci ha regalato un’esperienza intensa, nonostante le condizioni meteo non ideali.
La salita è stata tosta, di quelle che ti chiedono concentrazione, sopratutto per me che soffro di vertigini (cosa su cui con Luisa scherziamo spesso quando siamo in montagna), ma anche una delle più appaganti. Il paesaggio si è fatto via via più minerale, con rocce carsiche bianche e affilate sotto i piedi, alternate a tratti verdi costellati di stelle alpine e fioriture di montagna.


Man mano che guadagnavamo quota, la vista si apriva su un mondo incerto e suggestivo: il versante piemontese, con il Monviso che spuntava tra le nubi, sembrava uscito da un dipinto, mentre quello ligure era completamente avvolto nella nebbia e dalle correnti umide del mare, creando un contrasto affascinante tra le due facce della montagna.

Non sono mancati gli incontri con la fauna alpina: lungo il percorso abbiamo incrociato marmotte, camosci agili sui ghiaioni e anche qualche falchetto che volteggiava silenzioso sopra di noi.
Una volta in vetta, a 2.651 metri, siamo stati accolti da un vento forte e freddo. Nonostante la visibilità limitata, lo sguardo spaziava su un panorama incredibile e severo: ci siamo sentiti piccoli e privilegiati. Solo pochi minuti in cima, giusto il tempo di alcune chiacchiere con un’escursionista francese ed un gentilissimo Guardaparco che ci ha fatto da cicerone sul panorama attorno a noi, respirare quella vetta e scattare qualche foto, prima di iniziare la discesa, anticipando un peggioramento del tempo.

Questa variante (per chi è più allenato è possibile la salita direttamente da Carnino saltando così una tappa) è fortemente consigliata a chi desidera vivere il Marguareis nella sua dimensione più vera e selvaggia. Una montagna che non concede molto facilmente, ma che sa restituire in bellezza e intensità tutto ciò che chiede in fatica.
Siamo rientrati al rifugio soddisfatti e carichi di emozioni, con la speranza di tornare un giorno con cieli più limpidi. Ma anche così, tra nubi e vento, il Marguareis vale e ci è piaciuto molto.
3° giorno: Rifugio Don Barbera – Rifugio Pian delle Gorre (alt. 1.040 m.)
Distanza: 20,72 km. Dislivello: +504 m / -1.534 m
Punti notevoli: Capanna Morgantini, Passo del Duca (alt. 1989 m.), Tempo: 7,03.
La terza tappa è stata senza dubbio la più lunga, ma anche una delle più varie e panoramiche dell’intero Giro del Marguareis. Dopo il risveglio al Rifugio Don Barbera, in un’atmosfera ovattata tra camosci che pascolano poco lontano e marmotte che si rincorrono tra i prati, abbiamo lasciato l’alta quota per iniziare una lunga traversata tra le creste e i valloni più selvaggi del parco.
Dopo qualche incertezza sulla via da percorrere presso Plan Ambergue. Incertezza superata grazie alle indicazioni di Marco, malgaro con la mandria di mucche proprio in quel territorio e che è originario di Bardineto, paese di Luisa con cui hanno chiacchierato in dialetto (io ovviamente non capivo nulla 😂).
Lasciato Plan Ambregue, il sentiero in quota ci ha guidati attraverso ambienti di rara bellezza: creste rocciose, praterie alpine e valloni sospesi nel silenzio. Il carso ligure-piemontese, con le sue doline, grotte e paesaggi quasi lunari, continua a sorprendere anche dopo giorni di cammino.

Uno dei passaggi più suggestivi della giornata è stato senza dubbio il tratto verso la Capanna Morgantini, piccolo bivacco spartano ma affascinante, immerso in un paesaggio che sembra fuori dal tempo. Poco dopo, abbiamo affrontato la salita al Passo del Duca, punto panoramico e spartiacque tra il versante alpino e quello boscoso.

Dal Passo inizia una lunga discesa verso il fondovalle, che ci ha portati a cambiare completamente scenario. Dai silenzi delle alte quote siamo passati alle voci del bosco: abeti, faggi, muschi e torrenti hanno accompagnato i chilometri finali, fino a raggiungere il Rifugio Pian delle Gorre, adagiato in una conca verde nel cuore della Valle Pesio.
È stata una giornata faticosa ma estremamente appagante, in cui il cammino ha saputo alternare spazi aperti e selvaggi a tratti più intimi e ombreggiati. Il Marguareis, anche oggi, ci ha regalato emozioni autentiche e una continua lezione di equilibrio tra fatica e meraviglia.
4° giorno: Pian delle Gorre – Rifugio Garelli (alt. 1.970)
Distanza: 8,63 km. Dislivello positivo: 955 m. Tempo: 4 h.
Punti notevoli: Gias della Madonna, rifugio storico partigiano, pareti del Marguareis
La quarta tappa del nostro Giro del Marguareis ci ha portati da Pian delle Gorre fino al Rifugio Garelli, attraverso un itinerario breve ma molto intenso, tutto in salita, che attraversa alcuni degli angoli più affascinanti e significativi del Parco Naturale del Marguareis.
Dopo aver lasciato i prati e i boschi della piana, il sentiero si inerpica lentamente tra faggi secolari, torrenti d’acqua fresca e sorgenti nascoste. L’ambiente si fa via via più aperto, lasciando spazio a pascoli alpini punteggiati di stelle alpine, marmotte curiose e una vegetazione d’alta quota che cambia a ogni tornante.

Lungo il cammino, il passaggio al Gias della Madonna è una tappa obbligata: un luogo carico di atmosfera, incastonato tra le rocce e immerso nel silenzio. Il piccolo edificio in pietra racconta, con la sua semplice presenza, una storia di pastori, transumanza e vita dura di montagna, ma anche di fede e legame profondo con la natura.

Proseguendo verso il rifugio, poco prima dell’arrivo, si incontra un altro luogo dal forte valore simbolico e storico: un antico rifugio utilizzato dalla “Banda degli Studenti”, un gruppo partigiano attivo durante la Resistenza in Val Pesio. Questo angolo nascosto di montagna custodisce la memoria della lotta per la libertà, rendendo il cammino ancora più significativo.

L’ultimo tratto regala uno spettacolo unico: si esce dal bosco e si apre davanti a noi l’imponente parete calcarea del Marguareis, con il Rifugio Garelli adagiato in una conca panoramica e silenziosa, a 1.970 metri. La vista da qui spazia libera tra creste, cime e valloni: un luogo ideale per fermarsi, riflettere e ricaricare le energie.
Questa quarta tappa, seppur breve in chilometri, è stata ricchissima in emozioni, scorci e storia. Una salita che ti porta non solo in alto, ma anche più dentro la montagna – nel suo spirito, nel suo passato, nel suo silenzio.
Domani ci attende l’ultima tappa: il rientro a Carnino Superiore. Ma per ora, ci godiamo la pace del rifugio, il calore del legno e il profumo dell’aria d’alta quota

5° giorno: Rifugio Garelli – Carnino Superiore (via Colle del Pas)

Distanza: 9,24 km. Dislivello negativo: -1.448 m
Punti notevoli: Colle del Pas, Lago Rataira, borgate di Carnino
La mattina al risveglio il tempo terso ci regala una vista mozzafiato che spazia dalla cima Marguareis al Cervino. Un sogno!

La prima parte del percorso attraversa un ambiente ancora severo e lunare: pietraie, dossi erbosi e silenzi assoluti ci accompagnano nella salita al Colle del Pas (2.342 m.), ultimo vero valico del giro. Ogni passo qui sembra quasi un addio alla dimensione verticale, aspra e pura del Marguareis. Il paesaggio è nudo, essenziale, scolpito dal vento e dal tempo.
L’ultima tappa del nostro Giro del Marguareis si apre con un senso di gratitudine. Dopo la notte trascorsa al Rifugio Garelli e la meravigliosa vista che ci ha regalato sia al tramonto sia all’alba, ci lasciamo alle spalle l’alta quota e iniziamo il cammino che ci riporterà a Carnino Superiore, completando l’anello di questo trekking indimenticabile.
Superato il colle, il sentiero inizia la sua lunga discesa verso le valli più verdi e accoglienti. Attraversiamo pendii erbosi, brevi tratti boscosi e conche d’alpeggio, fino a incontrare il Lago Rataira, specchio d’acqua incastonato in una cornice dolce e bucolica, che segna simbolicamente il passaggio dalla montagna più selvaggia al ritorno verso la civiltà.

La fatica si fa sentire: le gambe stanche, lo zaino che sembra più pesante (anche se è sempre lo stesso!) e l’idea che l’avventura stia per finire. Ma la testa è leggera, libera, colma di immagini, suoni e incontri che solo la montagna sa regalare.

Rientrando a Carnino Superiore, tra le prime borgate in pietra e l’aria più calda del fondovalle, si chiude un percorso di oltre 50 chilometri, 3.000 metri di dislivello e cinque giorni immersi in una natura autentica e selvaggia.

Questo giro non è solo un trekking, è un viaggio lento, interiore, che ti insegna a rallentare, ad ascoltare e a rispettare la montagna. Tocco non secondario (sicuramente per chi fa un mestiere bellissimo ma assorbente come il mio, ma credo valga per per tutti) la quasi totale assenza di linea telefonica che ti regala uno stacco obbligato consentendoti di immergerti completamente nella bellezza della natura ed nelle riflessioni che il cammino regala.
Il Marguareis resta nel cuore, con la sua bellezza aspra, la sua storia silenziosa e il suo spirito libero.
Per chi ama la montagna un consiglio: andateci, ne vale davvero la pena. Noi torneremo sicuramente.
































